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      Smesse, egli è vero, le taglie su i loro matrimonii; smesse i furti che l'azienda pontificia solea fare, frodando que' miseri nel prezzo e nella misura dei grani, obbligandoli a supplire le derrate, che, mandate a Roma, si perdessero per fortuna di mare, e richiedendo il censo pria che si vendessero le raccolte(313). A tuttociò rimediava San Gregorio: ed era insieme giustizia e prudenza di buon massaio. Ma quando la coscienza gli richiedeva un atto magnanimo, entrò di mezzo la cupidigia che già sedea presso al trono pontificale, e con lei l'altra tentatrice a profanazione, che fu l'ambizione politica. Il sommo vescovo si ricordò soltanto ch'era proprietario; pensò falsamente che la libertà dei coloni di Sicilia potesse scemare le entrate e indi attraversare i disegni suoi a Roma: e vinta dal comodo presente la logica morale, San Gregorio, non solo non disdisse la servitù della gleba, ma vietò ai suoi coloni di maritare i figliuoli con gente d'altri poderi(314). Non debbo tacere infine che San Gregorio discordò talvolta da' nobilissimi suoi principii in fatto della schiavitù propriamente detta. Nell'atto di emancipazione dei due schiavi romani Montano e Tommaso, dato del cinquecento novantasei, seppe ei ben dire: "Che se il Redentore s'incarnò per spezzare i ceppi dell'umanità, ottima cosa era di manomettere e rendere all'antica franchigia gli uomini, creati liberi dalla natura e sottomessi dal dritto delle genti al giogo della servitù(315)." Seppe egli ancora, con nobile dispregio della ragion fattizia delle leggi, comandar che si manomettessero gli schiavi de' Giudei(316). Ma non emancipò nè punto nè poco gli schiavi del patrimonio in Sicilia; e, quel ch'è peggio, talvolta ne donò altrui(317); fece perseguitare e minacciare di gastighi severissimi que' che fuggivano o si nascondeano in altri poderi(318); ed è manifesto ch'ei lasciasse non uno nè pochi schiavi, ma torme intere, e che diciannove successori suoi nel pontificato li mantenessero sotto l'abominevole giogo, poichè ottanta e più anni dopo la morte di San Gregorio gli schiavi erano gran parte della ricchezza della Santa Sede.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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