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      Tra le latomie e l'istmo giacea nel nono secolo un quartiere(457), murato senza meno dalla parte di terra dall'uno all'altro porto; sì che doveva opporre ai Musulmani una vasta linea di fortificazioni. Pertanto Ased, non potendo altrimenti investir la città, senza macchine, senza grossi navigli, senz'altro che otto o novemila uomini, si accampò nelle latomie, raccolto e minaccioso; fece accostare l'armata che chiudesse alla meglio i due porti; diè qualche sanguinoso assalto; bruciò navi ai nemici; fece prova a stringer la città per terra e per mare; e s'affrettò a chiedere rinforzi d'Affrica(458). Perchè la fame cominciava a travagliare il campo, più che la città; sendo ridotte in questa le vittuaglie del contado; nè potendo i Musulmani troppo allargarsi a depredare. Vennero a tale penuria, che si cibaron di cavalli, ed i soldati un dì s'abbottinarono. Scelsero ad oratore un Ibn-Kâdim(459), il quale fattosi innanzi ad Ased richiedealo di levare l'assedio, e tornarsene in Affrica; dicendo avere l'esercito più cara la vita di un sol Musulmano che tutti i beni della Cristianità. Al quale il capitano brusco rispondea: "Non son io quegli che farà tornare addietro i Musulmani usciti alla guerra sacra, mentre hanno ancor tante speranze di vittoria." Vedendo crescere, ciò non ostante, la insolenza dei soldati, ei rincalzò minacciando che arderebbe le proprie navi. Indi parea che dalle parole fossero per venire ai fatti; e Ibn-Kâdim andava dicendo: "Per manco di questo fu ucciso il califo Othman;" quando Ased domò i malcontenti come fanciulli: sì valoroso uomo egli era, e sì disciplinato lo esercito.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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