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      Contuttociò aveano non solo portato le armi nella terraferma d'Italia, ma, quel che più è, fattovi lega con la repubblica di Napoli.
     
     
     
      CAPITOLO VI.
     
      Com'ai forti non manca giammai chi abbia bisogno di loro, e, per fuggire altro pericolo più imminente, corra dassè ad avvilupparsi nella rete; così i Musulmani di Sicilia presto trovarono amici in terraferma. L'Italia dopo la morte di Carlomagno era rimasta a un tempo serva, divisa e mal sicura. I principi Franchi, signori della parte settentrionale, impediti da discordie di famiglia e dalla troppa vastità dell'impero non pensavano ad allargare i confini nella penisola. I papi, mezzi principi e mezzi cappellani del novello impero, teneano senza spada l'Italia centrale, insudiciandosi in ogni scandalo della corte di Francia. All'incontro i principi longobardi di Benevento, liberi dal timore dei papi e dei Carlovingi e padroni pressochè di tutta la regione meridionale, agognavano ad occupare quella striscia di costiera, ove, con maravigliosa costanza e poche forze, resistean loro le repubbliche di Napoli, Amalfi, Sorrento, Gaeta. Nelle vicende di cotesta lotta disuguale, Napoli ch'era come capo di quelle città, da Gaeta in fuori, avea promesso tributo ai principi di Benevento. Ma l'ottocentotrentasei, volendosene svincolare l'audace repubblica o crescendo la tracotanza del principe Sicardo, si raccese la guerra. Disperando d'avere aiuti dagli imperatori d'Oriente o d'Occidente, Andrea console di Napoli si volse ai Musulmani di Sicilia.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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