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      Per venti dì e venti notti fu difesa la breccia dai Cristiani esausti già in nove mesi di assedio e di fame. Quel fatale baluardo, detto del Malo Augurio, si coperse di cadaveri, le cui ferite descritte ad una ad una da Teodosio, mostrano che si combattesse pur con le spade, da corpo a corpo; un Cristiano contro cento Musulmani, dice egli, con iperbole che dipinge il vero. Stanchi, dispettosi d'essere trattenuti da una legione di spettri, da un mucchio di rovine, gli assalitori allenavano un istante.
      La mattina del ventuno maggio ottocento settantotto(705) parea cheta ogni cosa: il patrizio e il grosso delle genti s'erano ritirati a prendere un po' di cibo e di riposo: rimaneva a guardare la breccia, d'in su la torre, Giovanni Patriano con pochi soldati. Quando, alle sei, tutte le macchine dei nemici giocano a un tratto; scoppiane come una procella; la scala di legno, onde dalla città si comunicava alla torre, imberciata dai massi che piombavano, si sfasciò con gran fracasso. Il patrizio balza da mensa, corre alla breccia; seguonlo animosi guerrieri. Ma il nemico, apponendosi al colpo fatto, s'era avventato incontanente alla torre; avea trucidato i difenditori; e già irrompeva in città. Una frotta di soldati che volle far testa dinanzi la chiesa del Salvatore, pria che potesse mettersi in schiera, fu soverchiata e tagliata a pezzi. Dan d'urto i vincitori alla porta della chiesa; abbattonla; trovano una gran calca di cittadini, fanciulli, vecchi, infermi, chierici, frati, schiavi: e ne fanno carnificina.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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