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      Dei due esemplari di Ibn-el-Athīr, il MS. A mostra (al solito senza vocali brevi) le lettere elk rā, e in fine una senza punti diacritici, che si potrebbe leggere b, t, ovvero th. Il MS. C ha elk rrāth assai nitidamente; ma la chiarezza puņ venire benissimo dalla ignoranza di chi scrivea questo nome geografico, come il noto vocabolo kerrāth, che significa "porro," e ch'č altresģ nome di luogo; e tra gli altri d'un isolotto alla punta di Capo Passaro, detto anche oggi l'isola dei Porri: nudo scoglio del quale al certo non si tratta nel caso presente. Passando a Ibn-Khaldūn, il testo pubblicato da M. Des Vergers secondo il MS. di Parigi ha elk rād; e quello di un MS. di Tunis (il quale mi par migliore) ha elk rat. Questa ultima lezione anche troviamo in entrambi i MSS. del Nowairi; sendo errore della edizione del Di Gregorio la lettera hé (26ma) dell'alfabeto arabico d'oriente) sostituita alla t (terza lettera).
      Or la lezione del Nowairi e del MS. tunisino d'Ibn-Khaldūn mi par che renda quasi esattamente il nome di Acri: cittą notissima nella Sicilia antica; rimasta in pič certamente infino al quinto secolo, come lo mostrano lo Itinerario d'Antonino, le tavole di Peutinger e gli emblemi cristiani trovati nel nostro secolo tra le sue rovine; e di pił, importante per lo sito, e posta proprio su la strada che dovea fare Ased. La terminazione in arabico col suono di Kerāt non sarebbe pił viziosa di tante altre che ne conosciamo di nomi geografici greci e latini storpiati dagli Arabi, e viceversa.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume primo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1854 pagine 677

   





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