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      Capitanando dunque suo malgrado la ritirata, Ziadet-Allah aspettava che tornassero al campo le gualdane sparse intorno a far preda: accordava patti ai Cosentini che di nuovo ne avean chiesto, ignorando la morte d'Ibrahim: e poi con tutto l'esercito e le rapite ricchezze e le salmerie prendea la via di Sicilia; portando seco il corpo dell'avolo in un feretro. Dice uno scrittore cristiano che al ritorno gran parte delle genti perisse per naufragio. Giunto Ziadet-Allah in Palermo, secondo Nowairi e il Baiân fuvvi sepolto Ibrahim quarantatrè giorni dopo la morte, e innalzato un monumento su la sua fossa. Secondo altri, lo recarono al Kairewân: talchè s'ignora qual delle due terre sia profanata da quelle ossa195.
      La morte d'Ibrahim, avendo liberato l'Italia meridionale senza fatica degli abitatori, vi fu tenuta necessariamente opera del Cielo. Scrive Giovanni Diacono che mentre i Napoletani stavan tra sì e no su l'augurio delle stelle cadenti, venne a confermar la rivelazione di San Severino un prigione testè fuggito di Cosenza. Narrava questi a Gregorio Console di Napoli, che, dormendo Ibrahim nella chiesa di San Michele, gli era paruto di vedere un vegliardo di maestoso aspetto, il quale minacciato di morte dal tiranno perchè osava entrar nella stanza, gli scagliò un bastone che avea alle mani e si dileguò. Destatosi, ma pur sentendosi ferito al fianco Ibrahim, richiedea di alcun prigion latino, e, addottogli il narratore, gli domandava se conoscesse il vecchio Pietro di Roma, o n'avesse mai visto la effigie; e saputo che lo si dipingea di grande statura, raso i capelli e la barba, ravvisò lo spettro del sogno, e in breve tempo gli s'ingangrenì la ferita196. Il biografo di Sant'Elia da Castrogiovanni toglie l'impresa a San Pietro per onorarne il suo protagonista; il quale, riparato ad Amalfi, tanto pregò con lagrime, digiuni e cilizii, che il fier Brachimo, mentre assediava Cosenza e pensava a Costantinopoli, venne a morte197, percosso non si sa come dalla orazione del sant'uomo.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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