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      Sembra, che parte dell'armata fosse allestita in fretta a Susa. Poichč torna a tal tempo la leggenda affricana che, avendo i calafati svelto i cippi del cimitero di Susa per far puntello alle navi che si racconciavano per la spedizione di Sicilia, niuno osņ toccare la pietra sepolcrale del devoto Iehia-ibn-Omar-ibn-Iusūf, dalla quale si vedea raggiare una portentosa luce424.
      Khalīl, arrivato in Palermo a' ventitrč ottobre425, fe' buon viso ai cittadini, che gli si appresentarono protestando lealtą al califo; ed ascoltņ lor querele contro Sālem; le quali furono ripetute con molte lagrime e strida dalle donne, uscite anch'esse dalla cittą, menando seco i fanciulli: doloroso spettacolo che commosse quanti il videro, scrive Ibn-el-Athīr, e ne piansero per pietą. Ripeteano tantosto le accuse contro Sālem i deputati delle altre terre dell'isola, e i Girgentini medesimi che si sottomessero. Khalīl soddisfece in apparenza ai Siciliani con deporre d'oficio gli 'āmil di Sālem: commedia ripetuta e applaudita in tutti i tempi. Quanto a Sālem, nč andņ via da Palermo, nč perdč il titol di emiro, nč par gli fosse tolta altra autoritą, che il comando dell'esercito426. Di che imbaldanziva tanto l'animo servile, da non sapersi frenare una volta che, abboccatosi coi deputati girgentini e punto forse da loro, rimbeccņ: non ridessero poi tanto; aspettassero, e vedrebbero se il principe non avea mandato Khalīl a vendicare il sangue dei soldati uccisigli nella rivoluzione427.
      Calmati che parvero i Siciliani, Khalīl dič opera al freno da por loro in bocca.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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