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      Di certo mancar dovea l'agricoltura con la popolazione, diradata dalle stragi d'Ibrahim e dalle emigrazioni in Calabria e altri paesi cristiani; e n'č prova la lunga carestia, nella quale una metā dell'isola non bastava a sfamar l'altra metā afflitta dalla guerra civile474. Con la ricchezza e con la popolazione si dileguavan anco gli ultimi avanzi di coltura intellettuale; talchč sparisce in questo tempo ogni vestigio di scrittori cristiani di Sicilia475.
      La stessa religione par abbia perduto nelle province orientali, se non la speranza ch'č sua radice, certo gli effetti esteriori che mostran viva la pianta. Mancano infatti le memorie ecclesiastiche di quel periodo. Nessuna agiografia ne abbiamo; se non che l'autore anonimo della Vita di San Niceforo vescovo di Mileto vagamente parla della gran copia di "veggenti in Dio" che vissero in Sicilia (964), dei quali nomina il solo Prassinachio; com'e' pare, romito, stanziante in su lo Stretto di Messina; uomo famosissimo per pietā, e per avere presagito la sconfitta di Manuele Foca476. E quest'abbondanza di profeti č pur segno infallibile di presente miseria, di che la ragione umana vegga chiusa ogni uscita. Torna alla stessa, alla precedente generazione, Ippolito vescovo di Sicilia, non sappiamo di qual cittā, autore di certi vaticinii molto oscuri su la caduta della potenza musulmana, i quali erano in voga a Costantinopoli nella seconda legazione di Liutprando.
      Nč č da lasciare inosservata cotesta strana appellazione di vescovo di Sicilia, che comparisce a un tratto alla metā del decimo secolo.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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