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      Donde "emirato proprio della Sicilia," era frase grata a taluni e credo al Martorana, chiarissima a tutti nel paese; e nel nostro caso, rendea, propriamente o no, una idea giusta; poichč l'ordine del milleottocentrentadue somigliņ molto a quello del novecenquarantotto, astrazion fatta dagli antecedenti e dalle conseguenze. Il Wenrich, non avendo alle mani tal cemento, si appigliņ alla innovazione di titolo e d'autoritą, ch'era la parte pił debole del concetto di Martorana; vi persistč non ostante gli schiarimenti datigli dalla erudizione orientale; e con troppa fretta si cavņ da cotesta esamina di dritto pubblico533.
      La quale a me par molto piana. Il dritto musulmano ammette due forme di governo provinciale; autoritą civile e militare raccolta in unica mano, o divisa. La prima forma, obbligatoria nei nuovi conquisti e nei paesi confinanti con Infedeli, fu adoperata necessariamente in Sicilia, dove i coloni la tiravano a independenza. Ibrahim-ibn-Ahmed, Mehdi e Kāim vollero provar l'altra forma; e non bastaron fiumi di sangue a farla allignare. Mansūr, pił generoso, pił savio, o che gli aprisse gli occhi la rivoluzione d'Abu-Iezīd, rinunziņ al gusto di reggere la Sicilia, come un villaggio d'Affrica, dal suo sofą, e di espilarla a suo talento per commissarii: le rese il governo normale di grande provincia di confini, con mandarvi un vicerč, com'oggi si direbbe. Il qual fatto non fu, ne poteva essere, accompagnato da novello statuto, nč da novello titolo534.
      Molto manco potea Mansūr istituire l'emirato ereditario.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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