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      I Siciliani, quando lor pare, depongono un emir kelbita e ne scelgono un altro nella famiglia. Che se il califo manda tuttavia al designato dall'emir predecessore, o dal popolo, un diploma, con le insegne dell'oficio e col titol sonante di Corona dell'Impero, Spada della Fede e simili, ciò significa soltanto che la Sicilia riconoscea pontefici i fatemiti. Nè monta il nome loro stampato nelle monete siciliane fino alla metà dello undecimo secolo. Abbiamo notato più volte che nel medio evo i Musulmani tenesser poco conto di tal regalia, sì gelosamente custodita dai principi cristiani. Inoltre il nome dei Fatemiti dava corso più largo al conio siciliano nei frequenti commerci con l'Affrica e l'Egitto, per la qual ragione non ebbero scrupolo a contraffarlo o imitarlo i principi longobardi di Salerno536. Ma niuno sosterrà che l'isola obbediva al califo fatemita Daher o Zâhir (1021-1036) perchè v'abbian di lui e del successore tante monete battute in Palermo537, quando i lor nomi non si ricordano punto nè poco nella sollevazione contro i Kelbiti; nè que' califi se ne dierono briga; nè pensò a loro la casa kelbita, nè alcuna delle fazioni che agognavano al potere dello Stato: anzi una parte che cercò aiuti di fuori, si volse agli emiri zîriti d'Affrica, minacciando, s'e' ricusavano, di chiamare a dirittura i Bizantini.
      Aiutaron cotesta emancipazione della Sicilia, la potenza dei Kelbiti a corte, com'abbiam detto; il tramutamento della sede fatemita, da Mehdia al Cairo; le guerre orientali dei primi califi d'Egitto; la pazzia e debolezza degli altri; la emancipazione contemporanea dell'Affrica.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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