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      I centomila uomini che gli danno i cronisti, significano che fu possente l'esercito; i cameli carichi d'oro gittato in forma di macine, simboleggiano, a mo' delle Mille ed una notte, il provvedimento necessario a chi andava a combattere in paese affamato, con giunta d'infinite barche stivate di grano che seguivano l'armata alle bocche del Nilo. Nei primi di giugno, non lungi da Fostat, sede del governo, Giawher fermava un accordo coi principali cittadini652; concedendo a tutto il popol d'Egitto la sicurtà della vita, sostanze e famiglie, a nome del califo; il quale, mosso a pietà del paese, avea mandato sue armi invitte a liberarli dai ladroni e dagli empii e farvi rifiorir la giustizia. Scendendo alle realtà, promettea di rilasciare le indebite esazioni del fisco su i retaggi; fornir le spese necessarie alle moschee; rispettare le opinioni religiose653, e i giudizii secondo l'usanza del paese, non contraria al Corano nè alla sunna; e mantenere i dritti dei dsimmi654. Si recò allora in parti la città; chi sdegnava l'accordo uscì a combattere e fu rotto; il vincitore, confermati saviamente i patti, entrava a Fostat nei primi di luglio. Altro non mutò dei riti che il nome del principe nella Khotba, l'appello alle preghiere, e il color delle vestimenta degli oficiali pubblici, di nero in bianco. Provvide all'azienda da uom del mestiere; pose in ogni uficio un egiziano e un affricano; amministrò rettamente la giustizia; e con rara modestia esercitò il pien potere commessogli655. Piantato il campo presso Fostat, disegnovvi la novella capitale, la Kâhira, ossia trionfatrice; e diè mano immantinente a edificarla656. Quivi innalzò la moschea Azahr, che fu compiuta entro due anni; nella quale il fondatore volle tramandare ai posteri il nome della patria siciliana e dell'oficio ch'era stato principio di sua grandezza657. Assicurò il conquisto reprimendo chi si levasse nelle province; e dando una memorabile sconfitta (971) ai Karmati, che vennero ad assalirlo al Cairo658.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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