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      Salivano i giardini e si mesceano ai vigneti presso il villaggio di Balharâ704, voce indiana705, vinta adesso dalla latina appellazione di Monreale, presso il quale giaceva una miniera di ferro, posseduta prima da un di casa d'Aghlab ed or dal sultano che adoperava il metallo alle costruzioni navali. Il fiume volgea gli altri mulini abbisognevoli a sì gran popolo. E scende Ibn-Haukal a rassegnare le scaturigini d'acqua della città e dei dintorni, delle quali alcuna serba il nome706; ma egli ne tace due di nome arabico, onde sembrano scoperte nell'undecimo secolo707. Contro l'opinion comune, e' si vede che i Musulmani di Palermo sciupavan tanto tesoro di acque. Ibn-Haukal, nato in sul Tigri, chiama pure il Wed-Abbâs gran riviera, onde fa supporre che lo ingrossassero tante polle oggi condotte ad uso della città708. Nè dimentica che del territorio parte fosse adacquata con canali, parte delle sole piogge si come in Siria. Fecegli maggiore meraviglia che li abitatori della parte orientale del Cassare, della Khâlesa e dei quartieri di quella banda, bevessero la greve acqua di lor pozzi. Donde è manifesto che non si debba riferire alla dominazione musulmana quella egregia economia idraulica che in oggi dà acque correnti in tutte le parti della città, fino ai piani più alti delle case. Risguardando alle voci tecniche dei fontanieri di Palermo che son mescolate greche, latine ed arabiche, si scopre l'opera comune delle tre schiatte unite sotto i Normanni: e però differiamo a trattarne nell'ultimo libro.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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