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      Nč Ibn-Haukal tante ne avea viste mai in cittadi uguali e maggiori; nč sapea trovarne riscontro se non a Cordova, il numero delle cui moschee gli era stato raccontato, ma in Palermo l'avea ritratto con gli occhi suoi proprii e tutti i cittadini gliel confermavano. Cordova in vero, decaduta nel decimoquarto secolo, ebbe da settecento moschee714 e poco meno Costantinopoli fino al decimosettimo secolo715.
      Dalla quale sovrabbondanza Ibn-Haukal cava argomento di riprendere i Palermitani che ciascuna famiglia per superbia e vanitą volesse la sua cappella particolare, fin due fratelli che abitavan muro a muro. E narra che un Abu-Mohammed oriundo di Cafsa, giurista in materia di contratti716, arrivņ a fabbricare vicino a venti passi alla propria una moschea pel figliuolo, affinchč vi desse lezioni di dritto. Notato poi che pił di trecento pedagoghi insegnavan lettere ai giovanetti, v'appicca la chiosa che eleggean tal mestiere per iscusarsi dalla guerra sacra, anche in caso d'irruzione del nemico; ch'e' si vantavano di probitą e di religione e facean da testimonii nei giudizii e nei contratti; ma in fondo nulla era in essi di bello nč di buono. Nč era in alcun altro. In fatti, il cadi Othman-ibn-Harrār, uom timorato di Dio, conosciuti alla prova chi fossero i suoi concittadini, avea ricusato lor testimonianze, grave o leggiero che fosse il caso; onde s'era messo a terminar tutte le liti con accordi; e infermatosi gravemente ammonģ chi dovea prendere il magistrato non si fidasse d'anima vivente.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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