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      Altro modo non avea dunque che dividere i sudditi, i quali uniti avean cacciato Gia'far; trarre a sè una parte, e con lo aiuto di quella strappar il danaro dalla borsa dell'altra. Le parti eran fatte; la scelta non dubbia tra nobili e popolani: gli uni sdegnosi della gente nuova, correvoli ai sorrisi di corte, ordinati ed usi a milizia; gli altri intesi a loro industrie, senza storia nè legame di casati; e, come più erano, più potean pagare. Akhal parlò all'orecchio agli uni ed agli altri per tastarli e aizzarli, prima di venirne alla commedia delle adunanze. Fermato bene l'intento, colta l'occasione della guerra in Calabria o di qualche lagnanza contro il proprio figliuolo, convocò i notabili siciliani; espose il bisogno dello stato; lor diè l'eletta tra un partito impossibile e uno spiacevole: fornir essi la gente all'esercito o la moneta. Quando ricusarono l'uno e l'altro, ei compì il disegno, assentito già certamente dai nobili. Bandisce che i Siciliani abbiano a pagare il kharâg ossia, com'ei pare, la doppia decima invece del dazio fisso: leva il danaro col braccio forte dei nobili e dei mercenarii922 che allora accozzò, chiamati in Palermo, stanziati nella Khalesa ed altri luoghi opportuni. Così mi par da delineare il colpo di stato di Akhal, che va messo tra il mille trentuno e il mille trentacinque; perchè innanzi il trentuno si combattea tuttavia in Calabria, e gli scrittori bizantini923 accennano in su lo scorcio del sei mille cinquecenquarantatrè (1 settembre 1034 a 31 agosto 1035) il principio della guerra civile in Sicilia; gli scrittori arabici pongono nel quattrocento venzette (4 novembre 1035 a 23 ottobre 1036) la reazione degli oppressi924.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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