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      Le geste dei guerrieri scandinavi del Baltico e di lor colonia di Normandia, ci sono pervenute per due maniere di tradizione molto diverse. Gli Scaldi di Norvegia e d'Islanda, in lor saghe non raccomandate alla scrittura innanzi il duodecimo secolo, raccontavano le vicende di casa loro in guisa da raffigurarsi la cronica in mezzo al rustico fogliame rettorico; ma, quanto ai fasti di lor gente in paesi lontani, ne prendeano il tema e lo foggiavano in romanzo poco o punto storico. Sbrigliavansi tanto più nell'immaginare, quanto le saghe, dettate nel proprio idioma, si recitavano per diletto delle brigate e vi s'incastravan qua e là frammenti ritmici. I cronisti normanni, all'incontro, cresciuti in Francia sotto il giogo della letteratura latina, favoleggiavano con minore licenza entro que' che parean limiti conceduti dalla storia classica; se non che il romanzo francese di cavalleria, testè venuto in voga, li allettava ad aggiugnere qualche bel colpo di lancia. Tennero lo stesso metro i monaci italiani che vissero sotto i principi normanni; sì per mal vezzo e adulazione, e sì per non avere il più delle volte altri testimonii che quei principi e que' guerrieri: massimamente nelle prime imprese di ventura in Italia, scritte settanta o novanta anni dopo, su ricordi orali passati per due generazioni. Però è da far tara diversa alle tradizioni scandinave, ed alle normanne. Ed a ciò avremo riguardo or che ci occorrono per la prima volta le autorità settentrionali; studiandoci a cavarne il vero e addentellarlo nei ricordi greci e latini.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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