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      La religione loro, fors'anco la lingua, si dileguò nella società musulmana. La religione si mantenne insieme con la lingua nella Sicilia orientale, sede primaria delle antiche colonie greche.
      Ci mancò nella prima metà del decimo secolo ogni memoria d'incivilimento appo i cristiani di Sicilia987; ma nei cent'anni che seguono ne ricomparisce qualche vestigio. Della fine del decimo secolo abbiamo un'agiografia, scritta, com'ei sembra, da un Greco siciliano988. Verso il milletrenta ci si parla di preti cristiani che insegnavan lettere ai giovanetti a Castronovo in Val di Mazara989; fors'anco a Demona990. Nella seconda metà dell'undecimo secolo un ricco cristiano del paese, faccendiere dei Normanni e poi monaco, avea dato opera a raccogliere libri e dipinture in Messina991. I quali indizii fan piena prova, quando la storia politica mostra che dovea necessariamente avvenire così. Del novecentodue passò sul Valdemone la sanguinosa falce d'Ibrahim-ibn-Ahmed; poi su tutta l'isola la falce della fame; e sul Val di Mazara quella di Khalîl-ibn-Ishak: ma la guerra civile dei vincitori, fece respirare i Cristiani del Valdemone. Cioè la popolazione rurale, i cui tugurii non avea potuto frugare Ibrahim, e qualche cittadino spatriato che dopo la tempesta tornava ai diletti luoghi, povero e feroce. Quei che ristorarono Taormina, quei che meritarono tanta fama a Rametta, ebber sì le mani pronte a combattere e rabberciare lor mura; la mente fitta a difender sè ed ammazzare i Musulmani, ma non si curavano, credo, di dipinture, nè di libri, nè dell'alfabeto: e facean bene.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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