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      Nei paesi rimasti musulmani, l'amor di patria o la vanagloria municipale dei tempi di decadenza, religiosamente ragunņ ogni ricordo dei cittadini pił o meno illustri. E i coloni di Spagna, pił numerosi assai dei Siciliani, pervenuti all'incivilimento dopo tre secoli, n'ebber agio altri quattro a compiere il pio oficio pria che sgombrassero d'Europa.
      Il solo autore arabo che appositamente abbia scritto la storia dei filosofi, matematici e medici, non ricorda altri Siciliani che un del duodecimo, secolo e tre dell'antichitą, Archimede, Empedocle, Corace1198; su i quali dą ragguagli meno scontraffatti che non si potrebbero aspettare cosģ di rimbalzo; ma non appartengono al nostro argomento. Del resto, se l'abbiano ignorato Zuzeni al tempo di Federigo secondo ed Ibn-Khallikān nella generazione seguente, si coltivaron pure le sciente matematiche in Sicilia sotto la dominazione arabica. Ne fan fede le memorie dei tempi normanni, delle quali diremo a suo luogo; ed anco alcun cenno immediato dell'undecimo secolo. Makrizi nella Topografia dell'Egitto, venendo a parlare dell'osservatorio che fondņ al Cairo il mecenate Afdhal l'anno cinquecento tredici (1119-20), e il califo Amer spiantņ a capo di sei anni, novera tra gli astronomi che v'erano condotti a stipendio, il geometra siciliano Abu-Mohammed-Abd-el-Kerīm1199, esule ch'ei sembra dopo il conquisto normanno. Ibn-Kattā', nell'Antologia dei poeti siciliani, trascrivendo alcuni versi di Abu-Hafs-Omar-ibn-Hasan-ibn-Kūni con due righi di cenno biografico, gli dič lode anco di geometra ed astronomo.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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