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      In sua vita d'austera morale e uggiosa pietą, gli venne visto un giovanetto figlio d'alcun capitano o regolo dell'isola; e non osando svelare il brutto pensiero che gli nacque, trafitto di dolore, si fece pelle ed ossa; il sangue, dirompendo dal fegato, che gli Arabi tengon sede delle passioni, gli offese il petto, lo portņ via, scrive Dsehebi, da questo all'altro mondo, innanzi tempo. Con altro giudizio che quel degli Arabi, si direbbe che la consunzione gli turbņ il cervello, il che pur suole avvenire, e com'uomo nudrito negli scrupoli immaginņ tal peccato ch'ei non avea. Nč vale la sua propria confessione in eleganti versi, degni di men tristo argomento, i quali incominciano col dubbio ch'ei fosse fuor di sč, e si chiudono con affrettare la morte1236.
      I detti e pratiche di Maometto, raccontati con sommo zelo dai contemporanei, messi in carta da quei che vennero appresso, sono, come ognun sa, la seconda sorgente della dottrina musulmana nelle scuole ortodosse; se non che l'ampia raccolta non fu mai compilata in forma autentica, non porta a quel che i Musulmani chiaman precetto divino, e i dottori, secondo lor giudizio, ne accettano e ricusano, esercitando la critica non meno su l'autenticitą, che su la interpretazione dei vocaboli antiquati e frasi oscure. Studio vasto che dič origine a scuole mal note l'una all'altra, e condusse i tradizionisti a lunghe peregrinazioni qua e lą, dove fosse alcun rinomato dottore o chi aveva appreso da lui. Fanno le tradizioni importantissimo corpo di dritto pubblico, civile e penale, e disciplina religiosa; avvegna che proveggano alla spicciolata a tanti casi non contemplati dal Corano: onde la tradizione č preparamento necessario, anzi parte integrale della giurisprudenza1237. S'ei fosse da stare ad una conghiettura dell'erudito Iakūt, avrebbe preso soprannome dalla Calabria un Abu-Abbas, dei pił antichi critici delle tradizioni: discepolo d'Abu-Ishak-Hadhrami, e maestro di Abu-Dāwūd-Soleiman, che dettņ il Sinan, autorevole compendio.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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