Pagina (345/654)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Costumi tra buoni e tristi: da un lato, invidia, avarizia, abbominazioni di taluno, stravizi di tal altro, ma l'universale condannarli; dall'altro lato, caritą di figliuoli, costanti amicizie, liberalitą, alti e generosi spiriti, raggi d'amore che balenavano fin entro le mura degli harem; talchč soli vizii profondi della societą musulmana di Sicilia compariscon due: la violenza e il sospetto. Nč era menomata di certo la fede musulmana in Sicilia, dove non prevalsero scuole scettiche, non si udirono scismi, non sčtte kharegite, nč fanatismo di casa d'Ali: allegri giovani beveano, dilettavansi di canti e suoni e balli, e poi se ne pentivano; pił numero assai di devoti praticava e predicava la rigorosa disciplina, la vita ascetica, e fin le follie sufite. Il qual doppio egoismo dei gaudenti e degli asceti, inevitabil fatto in certe religioni, va noverato tra i sintomi non tra le cause della tabe che consumava la Sicilia, come ogni altra colonia arabica, senz'eccettuarne veruna. Tabe nel vincolo dello stato; quando i corpuscoli sociali non stanno insieme per amor di patria nč forza di comando, ma ciascun fa per sč. Dicemmo gią come l'impero arabico nacque con tal germe d'immatura morte: per l'indole dei conquistatori, l'imperfetta assimilazione dei popoli vinti, l'immobilitą delle leggi, la necessitą e impotenza insieme del dispotismo, i mercenarii stranieri, l'ordinamento aristocratico dei giund, la confusa democrazia municipale, le consorterie per le multe del sangue: anarchia generale sotto sembianza di assoluta unitą religiosa e politica.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





Sicilia Sicilia Ali Sicilia