527 Veggasi il Libro III, cap. IX, p. 191.
      528 Sapendo male l'arabico e peggio il diritto musulmano, Marco Dobelio Citeron tradusse: «dedit insulam Sicilię in feudum ec.,» negli estratti di Scehāb-ed-dīn-Omari, presso Di Gregorio, Rerum Arabicarum, p. 59. Il Di Gregorio sospettņ l'errore, ibid., nota f; e con minore incertezza lo ha condannato il Wenrich, lib. II, cap. 230, p. 270, 271. Il fatto di cui né l'uno nč l'altro si accorsero, č che il compilatore copiava Abulfeda, e che perņ abbiamo il testo arabico, quantunque siasi perduto il MS. di Scehāb-ed-dīn. Or Abulfeda dice meramente che Mansūr dič il waliato (ossia oficio d'emir) di Sicilia ad Hasan. Annales Moslemici, tomo II, p. 446, anno 336. Il Martorana scansņ l'errore senza confutarlo.
      529 Notizie storiche dei Saraceni Siciliani, tomo I, p. 92, II, p. 15.
      530 L'ho accennato, Libro I, capitolo IV, p. 147, del primo volume, e Libro III, cap. I, p. 5, del presente. Wāli, in rapporto di annessione con altri titoli di magistrato, significa altro. Emir, legato alla voce "esercito," significa meramente "capitano." In tempi pił recenti si son chiamati emir tutti i discendenti di famiglia principesca ed anche que' di Maometto.
      531 Nč anco la Cronica di Cambridge, scritta al tempo dei Kelbiti. Pur fu questa che suggerģ la distinzione al Martorana, poichč Hasan č il primo emiro di cui noti la elezione (948). Ma degli altri il cronista non la disse, ignorando forse la data; e in ogni modo ei ben dą il titol d'emiro a Sālem (917-937).