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      Le pareti della stanzuccia erano tutte coperte di figurine, che il ciabattino ci aveva impastate, e sui battenti della porta eran dipinti rozzi paesaggi dagli alberi così inverosimili, che non so se fossero parenti lontani delle stoppie di Pollicina o della foresta di polipi traversata da Sirenetta. Accanto alla finestra c'era il deschetto e, lì presso, uno scaffale pieno di libri, di commedie e di poesie; sul davanzale, vasi di menta e di altre umili erbe odorose; sul cassettone, insieme con le scodelle colorate del tè, varii gingilli, di quelli che ai bambini sembrano preziosi e non escono di niente mai più... perchè non è permesso di toccarli. In primavera, poi, tutto prendeva un aspetto di festa, perchè dalle pareti e sin dalle fessure della travatura pendevano freschi rami verdi e fiori di campo, che il ciabattino metteva un po' da per tutto.
      Ma la stanza era piccina e il letto troppo grande, e per ciò, sin che il ciabattino lavorava, non c'era posto per rifare il lettino provvisorio del suo bambino. La sera, quando veniva l'ora di coricarlo, la mamma lo metteva al sicuro, in tanto, dietro le cortine del lettone grande, sin che fosse possibile di preparargli una certa panca che somigliava molto, sentirete, a quella del piccolo Tuk. Veduta a traverso dei parati a grandi fiorami, la lucerna che pendeva sul deschetto sembrava un lumicino lontano lontano, che apparisse di tra i rami di una meravigliosa foresta: e chiuso là dentro, il bambino ora s'immaginava di essere in una casina fatata, piccina piccina, anche più piccola della sua; ora.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





Pollicina Sirenetta Tuk