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      Un giorno gli venne una buona ispirazione. Si ricordò che a Copenaghen abitava il poeta Federico Hoegh-Guldberg, fratello di un colonnello ch'era stato molto buono con lui, quand'era a Odense; ne cercò l'indirizzo, e gli scrisse domandandogli un colloquio. Il poeta lo ricevette con grande bontà; si convinse che il ragazzo aveva tali doti naturali, da meritare davvero di essere aiutato; e, visto che quel po' di tedesco che aveva imparato in casa del Siboni, non valeva molto più dell'ortografia danese del biglietto scritto a lui, si offerse d'insegnargli, egli stesso, il danese e il tedesco. A poco a poco, prese a volergli bene; destinò a lui il ricavato di un libro che stava pubblicando, gli fissò un piccolo mensile, e lo mandò a proprie spese da un maestro di latino.
      Hans si mise a studiare; ma era così indietro, così indietro... e la grammatica gli sembrava una via tanto lunga per giungere al suo sospirato teatro!... Non sapeva ancora che non v'ha maniera facile nè lesta per fare le cose difficili; non sapeva che, per far fruttare l'ingegno affidatoci dalla Provvidenza, non v'ha se non una maniera sola: lavorare. Per ciò, spesso trascurava un po' i libri, per voler comporre drammi e tragedie, di cui infliggeva poi la lettura a quanti poteva sequestrare. Naturalmente, i quattro direttori del Teatro Nazionale respingevano ogni volta i suoi lavori, dicendo che non erano adatti alla scena, che rivelavano un'assoluta mancanza di studio e di preparazione, ecc. ecc. Ma egli non si scoraggiva, sicuro che alla fine avrebbe vinto.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





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