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      Mamma Anitra fece la sua comparsa al fossato con tutta la famiglia. Plasch! e saltò nell'acqua. "Qua, qua!" - chiamò; e l'uno dopo l'altro gli anatrini saltarono dentro. L'acqua si richiuse sul loro capo, ma ben presto tornarono a galla, e si misero a nuotare: le gambe si movevano da sè, e tutti andavano benone: anche il brutto anitroccolo bigio nuotava con gli altri.
      No, non è un tacchino,
      - disse la mamma. "Vedete come sa adoprar bene le gambe, come fila diritto! Quello è figlio mio. In fondo, non è poi brutto, a guardarlo bene. Qua qua!" - fece poi: "Venite ora, e imparerete a conoscere il mondo. Vi presenterò alla corte; ma statemi sempre vicini, per non farvi schiacciare, e guardatevi dal gatto!"
      E così vennero nel cortile delle anitre. C'era un chiasso tremendo perchè due famiglie si disputavano una testa di anguilla, la quale poi toccò al gatto.
      Vedete? così va il mondo,
      - disse mamma Anitra, e si leccò il becco, perchè anche a lei sarebbe piaciuta la testa d'anguilla. "Ed ora, via sulle vostre gambe!" - diss'ella: "Cercate di andare avanti, e chinate il collo dinanzi a quella vecchia anitra laggiù. È il personaggio più ragguardevole della corte. Ha sangue spagnolo nelle vene; epperò è così grave. Vedete? porta un nastrino rosso alla zampa; e quello è il più grande sfarzo, la maggiore onorificenza che possa toccare ad un'anitra. Significa che non la si vuol perdere, e che bestie ed uomini debbono riconoscerla. Qua qua!... Via, non tenete le zampe all'indentro! Un anatrino per bene porta le zampe all'infuori, come il babbo e la mamma.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





Anitra Anitra