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      Apre la prima porta. Uh, che cagnaccio! È lì accovacciato, che lo guarda fisso con un par d'occhi grandi come due scodelle.
      Guardate che brava bestiola!
      - disse il soldato; e lo posò sul grembiale della strega; prese tante monete di rame quante ne potè far entrare nelle tasche, richiuse lo scrigno, ci rimise sopra il cane, e passò alla seconda stanza. Ohi, là! Eccoti quest'altro cane con gli occhi grandi come mole da molino.
      Che c'è bisogno di guardarmi fisso a cotesto modo?
      - disse il soldato: "Bada che tu non abbia ad accecare!" E posò il cane sul grembiale della strega. Quando vide tutto quell'argento ch'era nello scrigno, buttò via in fretta e furia le monete di rame che aveva prese avanti, e riempì d'argento tasche e zaino. Poi andò nella terza stanza. Uh! che orrore! Quel cagnaccio aveva davvero gli occhi come torrioni, e giravano giravano come ruote.
      Buona sera a lei!
      - disse il soldato, e fece il saluto con la mano al cheppì, perchè una bestia simile non l'aveva mai veduta davvero. Quando l'ebbe esaminato un po' più da vicino: "Ora basta!" - disse; lo sollevò, lo mise a terra ed aperse lo scrigno. Bontà divina! Che massa d'oro c'era là dentro! Tanto da comprare tutta la città di Copenaghen e tutte le caramelle della pasticcera, e tutti i soldatini di piombo, e le fruste, e i cavalli a dondolo del mondo intero. Ah, che massa di danaro! E il soldato, via subito tutto l'argento di cui aveva riempite tasche e zaino, e dentro oro, invece! Oro in ogni tasca, nella giberna, nello zaino, nel cheppì, nelle trombe degli stivali, da per tutto, tanto che non poteva quasi più camminare.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





Copenaghen