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      I soldati strepitavano dentro alla scatola, perchè avrebbero voluto unirsi anch'essi al gioco, ma non riuscivano a sollevare il coperchio. Lo schiaccianoci faceva le tombole, e la pietra romana si sbizzarriva in mille ghirigori sulla lavagna. Fecero un chiasso tale, che il canarino si destò ed unì il suo canto all'allegria generale, ma sempre in versi però. I soli che non si mossero dal posto furono il soldatino e la ballerina. Essa rimase ritta come un cero sulla punta d'un piede, con le braccia levate al di sopra del capo; egli, altrettanto imperterrito sull'unica gamba, non le tolse un istante gli occhi di dosso.
      Battè la mezzanotte, e tac!... saltò il coperchio della tabacchiera; ma non c'era tabacco dentro, c'era un diavolino nero, perchè era un balocco a sorpresa.
      Soldatino,
      - disse il diavolo nero: "A forza di guardare, ti consumerai gli occhi!"
      Ma il soldatino fece come se non avesse udito.
      Sì, aspetta domani, caro!
      - ammonì il diavolino.
      Quando venne il mattino e i fanciulli si alzarono, il soldatino di stagno fu posato sul davanzale della finestra, e, fosse il diavolo nero od un colpo di vento, la finestra si spalancò a un tratto, e il soldatino precipitò dal terzo piano a capofitto nel vuoto. Fu una tombola tremenda: tese l'unica gamba all'aria, e rimase a baionetta in giù, con l'elmo fitto tra le pietre del selciato.
      La domestica ed il ragazzino corsero subito giù a cercarlo; gli andarono vicino che quasi lo pestavano, e pure non riuscirono a vederlo. Se il soldatino avesse gridato: "Eccomi qui!


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345