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      La sirenetta sospirò, guardandosi tristamente la coda di pesce.
      Su su, allegri!
      - esclamò la vecchia signora: "Balliamo e guizziamo per questi trecent'anni che abbiamo da vivere. Mi par che bastino! e tanto meglio riposeremo poi. Questa sera la corte darà un ballo."
      Era una cosa stupenda, tale che sulla terra nemmeno si può averne idea. Le pareti e la volta della grande sala da ballo erano di cristallo grossissimo, ma trasparente. Parecchie centinaia di enormi conchiglie, rosee come le più belle rose, verdi come l'erba tenera, stavano ai due lati in lunghe file, e dentro v'erano accese certe fiammelle azzurrine, che illuminavano tutta la sala e risplendevano a traverso alle pareti, così che il mare all'intorno sembrava tutto fiammeggiare. Si potevano discernere tutti i pesci grandi e piccini, che venivano nuotando verso le muraglie di cristallo: alcuni avevano le scaglie di porpora, altri scintillavano d'oro e d'argento. Una larga corrente passava per mezzo della sala, ed in quell'acqua i cavalieri e le dame del mare ballavano a loro piacimento, seguendo il ritmo delle loro dolci canzoni. Non c'è confronto: la gente di terra non ha mai voci così belle. La sirenetta cantava più dolcemente di tutti, e tutta la corte applaudiva con le mani e con la coda; sì che per un momento essa si sentì lieta, in cuor suo, d'avere la più bella voce che fosse nel mare o sulla terra. Ma ben presto tornò a pensare al mondo al di sopra dei mari: non poteva dimenticare il bel Principe, nè il proprio dolore per non avere un'anima immortale come quella di lui.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





Principe