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      Sì, nel giardino dell'Imperatore tutto era mirabilmente combinato; ed era un giardino immenso: nemmeno il giardiniere sapeva dove terminasse. Cammina, cammina, cammina, si arrivava ad una superba foresta, con alberi alti, e limpidi laghi; e la foresta si stendeva avanti avanti sino al mare, azzurro e profondo, sì che i bastimenti, costeggiando, potevano passare sotto ai rami dei grandi alberi, che sporgevano sull'acqua. Tra quegli alberi, viveva un usignuolo, il quale cantava così meravigliosamente, che persino il povero pescatore, con tante altre cose che aveva per il capo, quando usciva la notte a gettare le reti, non poteva fare a meno di fermarsi, immobile, ad ascoltarlo.
      Che bellezza!
      - esclamava; ma poi gli toccava badare ai fatti suoi, e l'uccellino gli usciva di mente. E pure, quando, la notte dopo, l'usignuolo tornava a cantare, il pescatore si fermava di nuovo ad ascoltare, e di nuovo ripeteva: "Che bellezza!"
      Da tutti i paesi del mondo capitavano forestieri a visitare la città dell'Imperatore, e la ammiravano, e ammiravano il palazzo ed il giardino; ma, quando udivano l'usignuolo, dicevano: "Ah, come questo non c'è niente al mondo!"
      Ed i viaggiatori ne parlavano quando tornavano alle loro case; e i più dotti scrissero anche molti libri, sulla città, sul palazzo e sul giardino. Nè l'usignuolo fu dimenticato; ebbe anzi il primo posto fra tante meraviglie; e quelli che sapevano scrivere in poesia, scrissero odi bellissime sull'usignuolo della foresta, in riva al lago profondo.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





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