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      Ho veduto due lacrime negli occhi dell'Imperatore: questo val più di qualunque tesoro. Le lacrime di un Imperatore hanno una speciale potenza. Io sono più che compensato.
      E cantò di nuovo, con la stupenda voce dolcissima.
      Ecco la più garbata civetteria che si sia mai veduta!
      - dissero le dame che stavano sedute all'intorno; e provarono a tenere un po' d'acqua in bocca, per farla gorgogliare appena alcuno rivolgesse loro la parola. Pensavano con ciò di poter diventare tanti usignuoli. Ed i lacchè e le cameriere si dichiararono anch'essi sodisfatti; ed è tutto dire, perchè sono i più difficili di contentatura. In somma, l'usignuolo ottenne il più completo trionfo.
      Ed ora, doveva rimanere alla Corte; doveva avere la sua gabbia, con libertà di uscire due volte al giorno ed una la notte. Quando l'usignuolo usciva, dodici valletti formavano la sua scorta; e ciascuno teneva un filo di seta, legato alle zampe dell'uccellino, e doveva tenerlo bene stretto. Chi avrebbe potuto trovar gusto a siffatte escursioni?
      In tutta la città, non si faceva che parlare dell'uccello meraviglioso; quando due s'incontravano, l'uno diceva: "Usign...", l'altro: "...uolo", e poi tutti e due sospiravano e s'intendevano senza dire di più. A undici bambini di pizzicagnoli venne imposto il nome dell'uccelletto; e pure nessuno di essi seppe mai cantare una nota.
      Un giorno, l'Imperatore ricevette un grosso pacco sul quale stava scritto: Usignuolo.
      Sarà un altro libro sul celebre uccello...
      - pensò l'Imperatore.
      Ma non era un libro; era una piccola opera d'arte, in vece, racchiusa in una scatola: un usignuolo meccanico, che cantava come il vero, ed era tutto tempestato di brillanti, di zaffiri e di rubini.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





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