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      In questo, la fanciullina poteva starsene seduta, e vogare da un lato all'altro del piatto, servendosi di due setole bianche, a guisa di remi. Faceva proprio un bellissimo vedere! Pollicina poi sapeva anche cantare; e così aggraziato, così dolce era il suo canto, che mai s'era sentito l'uguale.
      Una notte se ne stava nel suo bel lettino, quando capitò un vecchio rospo, che s'era ficcato dentro per un vetro rotto della finestra. Il rospo era molto brutto, grosso e viscido: saltò addirittura sulla tavola, dove Pollicina dormiva sotto la sua foglia di rosa.
      Ecco una bella sposina per il mio figliuolo!
      - disse il rospo; prese il guscio di noce, dove Pollicina giaceva addormentata, e via d'un salto in giardino.
      Là c'era un largo fossato d'acqua corrente; ma il margine era fangoso e molle e quivi abitava il rospo col suo figliuolo. Uh, com'era brutto, anche lui! Tutto il ritratto di suo padre! "Coak! coak! Brek-kek-kex!" - ecco tutto quello che seppe dire quando vide la bella ragazzina dentro al guscio di noce.
      Non parlare così forte, chè la svegli!
      - disse il vecchio rospo: "Potrebbe scapparci: è leggera come una piuma di cigno!... La metteremo nel fossato, sopra una di quelle grandi foglie di ninfea. Piccola e leggera com'è, si troverà quasi in un'isola; e così non potrà fuggire, mentre noi prepareremo le sale di cerimonia nel pantano, dove avete da metter su casa."
      Nel fosso, crescevano infatti molte ninfee, con grandi foglie verdi, che pareva navigassero sull'acqua. La foglia più lontana dalla riva era la più grande, ed a quella si diresse, nuotando, il vecchio rospo, e vi depose Pollicina col suo guscio di noce.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





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