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      Finalmente, venne la volta della danza artistica, o, secondo ch'esse la chiamavano, dell'"abbandono della danza." Era una meraviglia vederle muovere le gambe! Non si distingueva più principio nè fine, non si sapeva più quali fossero le gambe e quali le braccia, tanto turbinavano tutte insieme, come fiocchi di neve; e poi girarono e girarono in tondo così vertiginosamente, che al Cavallo della Morte venne il capogatto e dovette lasciare la tavola.
      Brrr!
      - fece il vecchio Gnomo: "Che strana maniera di adoperare le proprie gambe! Non so quanto giovi, però, una simile abilità per il governo di una casa... Ma che cos'altro sanno fare, oltre che ballare, slogarsi le gambe, e far venire il capogiro al prossimo a forza di saltabeccare in tondo?"
      Di quel che sappiano fare ti renderai persuaso da te!
      - disse il Re degli Elfi; e chiamò la più giovane delle sue figliuole. Era la più bella di tutte, delicata e diafana come il lume di luna. Si mise in bocca una piccola mazza bianca: uno, due... Al tre, la principessa era sparita! La sua abilità speciale era appunto questa.
      Ma il vecchio Gnomo disse che non avrebbe tollerato tale prerogativa nella propria moglie; nè credeva che a' suoi ragazzi potesse garbare.
      La seconda sapeva camminarsi a lato, tutta ripiegata a terra, precisamente come fosse la sua propria ombra: e, si sa, elfi e folletti, l'ombra, non ce l'hanno!
      La terza aveva avuto un'educazione tutta diversa: era stata nella birreria della Strega del Pantano, e sapeva medicare con le lucciole i calli degli elfi.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





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