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      Tutto fu portato e regalato al piccino!
      - disse lo Spirito della casa.
      No!
      - esclamò improvvisamente una voce, vicina vicina: era la voce del buon Angelo Custode del bambino: "Una Fata ancora non ha portato il suo dono; ma lo porta, lo porta di certo; se non subito, di qui a qualche anno. L'ultima perla manca ancora!"
      Manca? Qui nulla deve mancare! E se è così, andiamo a cercarla, la Fata possente: andiamo da lei!
      Oh, viene, viene di certo! Non dubitare: la sua perla non manca mai per compire la corona.
      Dove abita essa? Qual'è la sua patria? Dimmelo, ed io andrò a prendere la perla!
      Lo vuoi proprio?
      - disse il buon Angelo del bambino: "Ti condurrò a lei, in qualunque luogo possa essere. Non ha posto fisso: va nel castello dell'Imperatore come nella capanna del più misero contadino, e non passa accanto ad alcun uomo mai, senza lasciargli un ricordo; a tutti porta il suo dono, che può esser tal volta un mondo, tal volta un balocco! Anche a questo bimbo verrà, prima o poi, la Fata possente. Ma andiamo pure, andiamo a prendere la perla, l'ultima perla che manca al tesoro."
      Si presero per mano, e volarono insieme verso il luogo ch'era per il momento ricetto della Fata.
      Era una grande casa, tutta corridoi oscuri e stanze vuote, molto silenziosa; una fila di finestre era aperta, sì che l'aria fredda vi penetrava movendo le lunghe tende candide, ch'erano tutte abbassate.
      Nel mezzo di una stanza stava una bara scoperchiata; e nella bara riposava il cadavere di una signora ancor giovane; era coperta delle più belle rose fresche, così che non si vedevano se non le sottili mani congiunte ed il nobile viso, illuminato dalla morte con l'alta pacata serenità della rassegnazione in Dio.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





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