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      E su queste parole di verità gli occhi si chiudevano, il sonno veniva, e venivano i sogni, manifestazioni di Dio nello spirito. Pur nel riposo del corpo, durava nell'anima la vita. Ed egli sentiva questa vita: era come se fluttuassero nell'aria, all'intorno, vaghe melodie dolcissime, da lungo tempo familiari al suo orecchio. Una brezza soave, come tiepida di sole, lo avvolgeva; e dal suo giaciglio vedeva illuminarsi tutto, come se la volta di neve si aprisse e ne piovessero fasci di luce. Egli alzava il capo: quel candore abbagliante non era di neve, non veniva dalle pareti o dalla volta: veniva dalle grandi ali d'un Angelo; ed egli intendeva lo sguardo nel volto soave e luminoso di lui. L'Angelo sorgeva fuor dalle pagine della Bibbia, come dal calice d'un giglio; allargava le braccia... e le pareti della capanna di neve cadevano, squarciate, come leggeri veli di nebbia. Le verdi pianure, le colline della patria, con i boschi ingialliti e rosseggianti, si stendevano all'intorno, nel tiepido sole d'una bella giornata autunnale. Il nido della cicogna era vuoto, ma le piccole mele rosse pendevano ancora dai meli selvatici, sebbene le foglie fossero già cadute. Le coccole rosseggiavano per tutto, e lo storno cantava nella gabbietta verde, sulla finestra della fattoria, laggiù laggiù, dov'era il cuore della patria, la casa. Lo stornello fischiava, com'egli, quand'era a casa, gli aveva insegnato; e la nonna gli metteva tra le sbarre della gabbia i pippolini di centocchio, com'egli, il figlio del suo figliuolo, soleva sempre fare.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





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