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      Poi si fece avanti la cavalletta: certo, era più pesante, ma aveva un personale snello e si presentò in una divisa tutta verde, nella quale pareva nata fatta, tanto la portava con disinvoltura; per giunta, si vantava di discendere da un'antichissima famiglia dell'Egitto, la quale laggiù era tenuta in grande considerazione. Era stata presa in campo aperto e messa in una casina formata di carte da gioco, una casina di tre piani, fatta tutta di re, di regine e di fanti, e con le figure volte all'indentro. La casina aveva anche le sue brave porte e le finestre tutte intagliate nelle carte di cuori. "Io canto così bene," - raccontò essa, "che sedici grilli della nostra famiglia, i quali da bimbi in su non han fatto altro che cantare, e pure non son mai riusciti ad avere una casa di carte da gioco, a sentirmi son divenuti ancora più magri, dalla rabbia."
      Tutt'e due, la pulce e la cavalletta, vantavano così, in varii modi, il proprio valore, e tutt'e due si reputavano in diritto di contare senz'altro sulle nozze principesche.
      La salterella non diceva niente: la gente era dunque tanto più convinta che pensasse molto; e quando il cane di guardia l'ebbe annusata, potè farsi garante ch'ell'era un balocco di buona famiglia, parente del nostro misirizzi e del saltamartino; ma parente lontana, com'è lontana la Danimarca dall'Italia. Tutti i bambini di Copenaghen sanno che la salterella si fa con l'osso del petto di un'oca, spolpato e ben ripulito, come i nostri sanno che il saltamartino si fa con un guscio di noce.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





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