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      Il vecchio consigliere, il quale, per avere sempre perseverato nel silenzio, s'era guadagnato tre decorazioni, affermava di sapere per sicuro ch'ella avesse il dono profetico; dal suo dosso, si poteva capire se l'inverno avesse ad essere rigido o mite, - cosa, che non si può vedere, per esempio, dal dosso degli uomini che fanno i lunarii.
      Io non dico nulla!
      - dichiarò il vecchio Re: "Vado per la mia strada e penso con la mia testa."
      E la gara incominciò. La pulce saltò tanto alto, che nessuno riuscì più a vederla; e allora pretesero che nemmeno avesse saltato: ma questa fu una vile calunnia.
      La cavalletta non saltò che la metà così alto; ma andò per l'appunto a schizzare sulla faccia del Re; e questi disse ch'era una sgarbata.
      La salterella stette a lungo in silenzio, riflettendo, tanto che alla fine si credeva da tutti che nemmeno sapesse saltare.
      Pur che non si senta male!
      - fece il cane da guardia; e tornò ad annusarla per amore dell'osso d'oca.
      Trrrac!A un tratto, spiccò un piccolo salto di traverso... e andò a posarsi sulle ginocchia del Reuccio, il quale stava seduto su di una seggiolina bassa, tutta d'oro.
      E il Re disse: "Il salto più alto è infatti quello che arriva sino al mio figliuolo, e qui sta la vera finezza; ma per capirlo, ci vuol testa, e la salterella ha mostrato di averne. La salterella ha la testa a posto."
      E così andò sposa al principe.
      Io, però, son saltata più alto!
      - disse la pulce, per consolarsi: "Ma è tutt'una! Se il Reuccio vuole sposarsi quel brutto osso spolpato, buon pro gli faccia!


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





Reuccio Reuccio