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      Che solitudine, qui, da questo vecchio! Ci credi che nessuno gli dà mai un bacio; che nessuno lo guarda affettuosamente, nè gli prepara l'albero di Natale?!... Per lui, oramai, non prepareranno che una fossa. Bimbo mio, non ci posso durare!"
      Ma non devi guardar le cose dal lato più malinconico,
      - disse il ragazzino: "A me, tutto sembra più tosto bello, anzi qui; e poi tutti i vecchi pensieri vengono a fare le loro visite, col corteo che si trascinano dietro..."
      Sì, ma io non li vedo, non li conosco io!
      - ribattè il soldatino: "Ah, credimi, non ci resisto!"
      E pure bisogna!
      - disse il fanciullo.
      Il vecchio signore tornò dalla stanza accanto, tutto sorridente, portando le più squisite frutta in composta, e mele e noci in abbondanza; e allora il ragazzo non pensò più al soldatino, e se ne andò a casa beato e contento.
      Passarono i giorni e le settimane, e ci fu grande scambio di saluti tra la vecchia casa e la casa del ragazzino. Poi egli ritraversò la strada e tornò un'altra volta dal suo vecchio amico.
      I trombettieri scolpiti suonarono di nuovo: "Teretetè, teretetè! Vedete chi c'è! Tereteteee!" - le sciabole e le armature tintinnarono, le vesti di broccato delle dame salutarono col fruscìo; il cuoio ne disse delle sue, ed i seggioloni intagliati si lamentarono dei reumatismi alla spalliera. Tutto tal quale preciso identico come la prima volta, perchè là dentro ogni giorno, ogni ora era identica alle altre.
      Non posso durarci!
      - disse il soldatino: "Ho pianto lacrime di stagno. È troppo tetro qua dentro.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





Natale