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      Era vestita completamente di nero, ma del panno più fino: stivaletti verniciati, un cappello che in un attimo si poteva spianare come un foglio, senza parlare poi del mazzetto dei ciondoli, della catena d'oro e degli anelli di brillanti. L'ombra era davvero elegante: e l'abito, checchè ne dicano, faceva l'uomo.
      Ora, le dirò...
      - fece l'ombra; e appoggiò le scarpe verniciate, quanto più fortemente potè, sulle braccia della nuova ombra, che giaceva come un can barbone ai piedi dello scienziato. Forse lo fece per superbia; forse, per tentare se mai le riuscisse d'accaparrarsela; ma l'ombra prostrata a terra rimase immobile: le stava troppo a cuore di ascoltar bene, per imparare come si riesca a liberarsi e a divenire padroni di sè.
      Sa chi dimorava nella casa di contro alla nostra?
      - disse l'ombra. "Ah, questo è il più bello di tutto. Ci abitava la Poesia. Rimasi in casa sua tre settimane, ed è come se fossi vissuto mille anni e avessi letto tutto quanto fu scritto ed inventato. Per ciò posso dire, ed è vero, che ho veduto tutto e che so tutto."
      La Poesia!
      - gridò lo scienziato: "È vero vive sovente come un eremita nelle grandi città. La Poesia! Sì, io stesso l'ho intravveduta una sera, per un breve istante; ma il sonno mi oscurava ancora gli occhi: stava sul terrazzo, raggiante come la luce del Settentrione, e intorno ad essa ogni fiore sembrava una fiamma viva. Dimmi, dimmi! Tu sei andato su quel terrazzo; sei entrato per la vetrata socchiusa e poi..."
      Poi, mi trovai nel vestibolo,
      - continuò l'ombra, "ed ella rimase seduto di contro, e guardava sempre al vestibolo.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





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