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      Ma allora bisogna che ti faccia il mio dono, prima che ci separiamo. Ti soffierò nella cipolla, per modo che in avvenire, non solo saprai rammentare tutto quello che hai veduto e udito, ma avrai facoltà di vederti vivo e vero dinanzi tutto quanto si legge o si descrive in tua presenza."
      Ah, sì, quest'è davvero un bel dono, un bellissimo dono!
      - esclamò il vecchio fanale. "Ti ringrazio di tutto cuore! Ora mi basterebbe che non mi mandassero alla fonderia..."
      Non è probabile, almeno per subito,
      - disse il Vento. "Ora ti spirerò dentro la facoltà di ricordare: se tu ricevessi parecchi di questi regali, potresti passare molto piacevolmente i tuoi ultimi anni."
      Pur ch'io non abbia ad essere fuso!...
      - ripetè il fanale. "O che serberei la memoria anche in quel caso?"
      Ufff! Non dire scioccherie!
      - fece il Vento; e incominciò a soffiare, e nello stesso momento la luna si sbarazzò dalle nuvole.
      E tu che cosa doni al vecchio fanale?
      - le domandò il Vento.
      Io? nulla!
      - rispose la Luna: "Vado calando, e nessun fanale mi ha mai aiutata; io, più tosto, ho rinforzata spesso la luce dei fanali!"
      E, così dicendo, la Luna si nascose di nuovo dietro le nubi, al riparo dall'importunità dei seccatori.
      Una gocciola cadde sopra il lucignolo, un gocciolone come quelli che vengono dall'orlo del tetto; ma spiegò che veniva in vece dalle nuvole, e ch'era un dono - forse il più bel dono possibile.
      Ti penetrerò tutto così completamente,
      - disse, "che ti infonderò la facoltà di arrugginire, se vuoi, in una sola notte, e di ridurti in polvere.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





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