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      Dunqua io, lo quale [...] mea ientilezza, como piaciuto ène a Dio, aio vedute cose de moita memoria per la loro granne escellenzia de novitate in questo munno, lassaraio passare queste cose senza alcuna scrittura? Certo non fora convenevole che de esse remanga tenebre de ignoranzia per pigrizia de scrivere. Anche ne voglio fare speziale livro e narrazione. L'opera ène granne e bella. Questo affanno prenno per moite cascione. La prima, che omo trovarao alcuna cosa scritta la quale se revederao avenire in simile, donne conoscerao che·llo ditto de Salamone ène vero. Dice Salamone: «Non è cosa nova sotto lo sole, ché cosa che pare nova stata è». L'aitra cascione de questo ène che qui se trovarao moito belli e buoni esempî; donne porrao omo alcuna cosa pericolosa schifare, alcuna porrao eleiere e adoperare, sì che lo leiere de questa opera non passarao senza frutto de utilitate. La terza cascione ène che aio respietto alla magnificenzia de questa novitate, como de sopra ditto ène; ché cosa de poco essere omo non cura, lassala stare, cosa granne scrive. La quarta cascione ène quella che mosse Tito Livio. Dice Tito Livio nella prima decada e fao menzione de Alisantro de Macedonia: quanta iente abbe da pede e da cavallo, quanto tiempo durao soa signoria, quanto se stese per lo munno. E dice che soa grannezza fu nulla cosa in comparazione de Romani. Questo dicenno responne ad una questione la quale omo li potria fare e dicere: «Innello narrare le istorie de Romani como te impacci delli fatti de Alisantro?


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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