Pagina (10/236)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Là per la folla affocati fuoro cinque pedoni romani. Anco là fu un'aitra novitate. Uno granne omo de Roma - Cola de madonna Martomea delli Aniballi avea nome - fu perzona assai ardita, iovine como acqua. Coize audacia de volere prennere per la perzona lo principe. Speronao lo destrieri e ruppe la forte schiera dove stava affasciato lo principe. Venneli denanti e destese la mano per pigliarlo. Bene se ne·llo credeva menare; ma non respusero le mesure, ca·llo principe li menao de una mazza de fierro e ferìo lo cavallo. La potenzia dello destrieri dello principe fu tanta che recessava a reto Nicola e recessannose a reto Nicola, non abbe sufficiente spazio lo sio cavallo. Donne li piedi dereto li vennero meno e cadde in quello fossato lo quale stao in fronte alla porta dello spidale de Santo Spirito, lo quale ène fatto per defesa de l'uorto. In quello fossato lo cavallo e esso, credennose retornare, caddero menati a forza dalli cavalli dello principe, e là fu occiso. Granne fu la tristizia che Roma abbe de così inclito barone. Allora se fiariao lo puopolo. Lo principe deo a reto. Inchinao soa schiera. Comenzaro a fuire. Lo luoco donne se partiro fu porta Veredara. Quella fu la via che li campao. Ora se aiza la terza. Lo fuire ène granne. Maiure è lo maciello. Così se macellavano como le pecora. Nulla resistenzia faco. Moita iente ce fu occisa. Moita preda Romani guadagnaro. Alquanti baroni romani della parte Orsina, li quali fecero resistenzia, fuoro presoni. In presone stettero tanto quanto lo capitanio voize.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





Roma Martomea Aniballi Nicola Nicola Santo Spirito Roma Veredara Romani Orsina Cola Maiure