Pagina (14/236)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Vinti milia perzone pericolaro nella rotta. Lo carroccio tame a Bologna tornao. Quanno la novella fu ionta a Bologna, lo pianto fu grannissimo e·lla tristezze granne. Lo legato non se dubitao niente. In prima scrisse lettere a missore Malatesta, lo quale colli aitri tiranni era lassato. La sentenzia della lettera era: perché se era rebellato alla Chiesia romana? Missore Malatesta rescrisse una lettera. Aitro non conteneva se non questo: «Bene. Faciemus ». Po' questo lo legato se apparecchiava de fare un'aitra oste moito più pericolosa. Fece venire da sio paiese cinqueciento iannetti vestuti de giallo con longhe gamme, con garavellotti in mano. Puoi mise coite grannissime per cogliere moneta, per l'oste fare. Quanno lo puopolo de Bologna se sentìo agravato sì per le coite sì per la iente morta, forte ne mormorava. Uno dottore de leie - missore Brandelisio delli Gozadini abbe nome - su nella piazza dello Communo se mosse con una spada in mano. Leva puopolo e caccia dello palazzo della Biada lo menescalco dello legato e occise alquanti e derobao. Ora fu puosto lo assedio allo bello e nobile castiello dello legato, dello quale de sopra ditto ène. Lo assedio stette dìe quinnici. L'acqua li fu toita, perché lo curzo li fu rotto
      . Dentro era fodero de pane, vino, carne inzalata e moite cose. Li Bolognesi traboccavano lo sterco dentro dello castiello e valestravano. Vedenno lo legato che tutto lo munno se·lli era rebellato, fu sollicito de campare soa perzona. Là trasse lo vescovo de Fiorenza.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





Bologna Bologna Malatesta Chiesia Malatesta Bologna Brandelisio Gozadini Communo Biada Bolognesi Fiorenza