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      Uno omo stava cavalcato nell'uno capo, uno aitro nello aitro. Io non vòizera essere stato uno de quelli. Quanno lo tetto viecchio se posava, fonce trovato uno esmesuratissimo trave de mirabile grossezze. Io lo viddi. Dieci piedi era gruosso. Tutto era affasciato de funi per la moita antiquitate. Per la granne grossezza era tanto durato questo trave. Era de abeto como li aitri. E fonce trovato scritto de lettere cavate CON, quasi dica: «Questo ène de quelli travi li quali puse in questo tetto lo buono Constantino». Era antiquo quanto che l'aleluia. Questo trave ne fu posato e dentro de esso fuoro trovate caverne e cupaine, fatte sì per l'antiquitate sì per fere le quale avevano rosicato e fatta drento avitazione; ca ce fuoro trovati drento sorici esmesuratissimi a nidate e fuoronce trovate fi' alle martore e, che più ène, golpi colli loro nidi. Chi lo vidde non lo poteva credere. Questo nobile trave fu spezzato e de esso fuoro fatte tavole necessarie per la opera novella. E moiti ientili uomini de Roma ne àbbero tavole da manicare. Una maraviglia voglio contare. Per fare questo tetto fuoro adunati tutti li savii mastri li quali avere se potiero drento de Roma e fòra. Intra li quali fu uno delli buoni dello munno, lo quale abbe nome Nicola de Agniletto de Vetralla. Questo stava suso in uno arcotrave a lavorare. Lo trave era puosto su nello muro aito. Con uno secure in mano faceva questo mastro lavorieri lo quale bisognava. Lo mastro stava in pede. Forza lo trave non stava oguale, anche stava pennente.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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