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      Questo missore Ubertiello avea una soa bella donna. Per tutta dìe, per tutte ore non finava missore Alberto de spaziare e dicere: «O missore Ubertiello, mannuca bene, ca te aio fatto doi voite revaglio questa notte». Mai non finava. Ad onne tratto questo diceva. Missore Ubertiello rideva. Collo riso passava. Lo ridere non descegneva. Missore Alberto avea con seco una compagnia desordinata, iente valorda e sboccata. Ciarloni non guardavano que·sse facessino e dicessino. Li simiglianti costumi conveniva che avessi lo signore. Ora continua missore Alberto lo desordinato favellare e non se ne sao remanere. Tuttavia dice: «O missore Ubertiello, tre voite t'aio fatto cocozzo in questa notte». Questa villania dicere non lassava né per soa ientilezza né per soa onoranza dello consorte né per parentezze né per bene volere né per onestate né per alcuna via Missore Ubertiello de ciò crepava. Più non poteva sostenere [...] Marsilio fu un savio cavalieri e moito scaitrito e secreto. De colpo cavalcao a Verona e parlao con missore Mastino. E deoli ad intennere che poteva essere lo più granne omo che fussi mai nella contrada e che poteva domare lo regoglio e·lla grannezze de Veneziani. E deoli lo muodo e l'ordine per questa via: «Missore Mastino, tu hai nello tio terreno de Padova una villa la quale se dice Bovolenta. Questa Bovolenta se destenne nelli paludi canto la marina. Antiquamente ce stavano fila e facevacese lo sale. Tu, omo granne, se fai lo sale in tio terreno, nullo te porrao vetare de usare toa rascione.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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