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      Più non disse. Anche ne gìo con un sio iovinetto figlio, cavalieri, a parlare collo re. Lo re era in una oste. Entra Feliciano l'oste e passa onne iente. Passa lo steccato intorno allo re e ionze allo paviglione regale. Là, 'nanti la porta dello paviglione, trovao uno frate, lo quale era confessore dello re, piecaose in terra e sì se confessao e disse: «Io dego condescennere ad uno caso collo megliore cavalieri dello munno, donne è pericolo de morte de doi perzone. Pregote che me assolvi». Lo frate no·llo intese. Imbrattao la porta, fece soa croce, sio miserere, e abbe assoluto de quello che non intenneva. Intra tanto le guardie nunziaro allo re che Feliciano era venuto. Lo re stava a tavola e pranzava esso e·lla reina e sio figlio Lodovico, mode re, lo quale era in etate de infanzia. Deo licenzia lo re che Feliciano entrasse. Feliciano, auto commiato, disse allo figlio: «Sta' qui. Non entrare. Se odissi romore, cavalca e vattene. Lo cavallo bene te portarao». Entra Feliciano. Quanno lo re lo vidde, aizao la voce e disse: «Ahi pazzo, haime trovata drento la Boemia quella bona spada la quale me promettesti?» Respuse Feliciano e disse: «No. Io la trovaraio. Volete che aia tale fierro, tale tagliare, quale hao questa mea cortellessa?» E ditto questo, aizao la cortellessa sopra lo capo dello re più de doi piedi.
     
      Lo re levao l'uocchi per guardare alla accia de questo fierro. Allora Feliciano abassava la mano e lassao cadere de fortuna. Ìo lo colpo per partire la testa dello re in doi parte.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
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