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      Questo ìo dallo lato della montagna a ponere li impedimenti e occupare li passi e·lle selle, le entrate e·lle descese, perché Saracini per la montagna non avessino valore né redutto né fuga. Dallo lato manco, innella pianura, fu mannato lo re de Navarra con dieci milia cavalieri, con cinque milia pedoni, perché lo Saracino non potessi dare la fuga né destennersi per li campi. Po' queste iente sequitao lo re de Puortogallo con quaranta milia pedoni e tutto l'aitro esfuorzo a sostenere le spalle. Questa fu la schiera grossa. Dallo aitro lato dereto don Ianni Manuelle devea ferire colli montanari. Questa fu loro bella conestavilia. Così ne venne la lettera a Roma a missore Stefano della Colonna berbentana, a gran pena intesa. Dato l'ordine e·llo nome, li setteciento cavalieri ionzero allo fiume. Rompo l'acqua e passano. Non vaize reparo. Tre cavalieri, li quali erano sopranamente a cavallo, fuoro li primi che l'acqua passaro: uno arcivescovo e doi cavalieri a speroni de aoro, donzielli dello re Alfonzo, uomini li quali sapevano la contrada, usati dello passo. Questi fuoro li primi 'nanti all'aitra iente. Là nello passare fuoro presi dalli perfidi Saracini e prestamente loro teste dallo vusto fuoro troncate. Là in quello passo fuoro martiri gloriosi de Cristo. Ora iogne la cavallaria. Passa uno, passa l'aitro. Poco vale lo reparo. A una forza tutto lo stuolo de Cristiani fu puosto de·llà dallo fiume. Nullo ce pericolao nello passo, se non l'arcivescovo e li doi cavalieri, li quali lo glorioso martirio recipiero.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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