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      Nulla perzona ad essi se accosta, sì granne ène lo fioccare delli dardi. E moita aitra iente da pede e da cavallo con granne fortezze, con sole armature lo sequita. A questo muodo ne vao fuienno dello stormo Salim, lo re de Bellamarina. Rompe e passa onne para per forza della nobilitate de soa cavallaria. Lassao Ricciaferra, la soa donna, la reina. Lassao onne cosa desperata. Sei dìe durao la fuga. Sei dìe durao la incaiza. Così iace seminata la iente morta como le pecora. Po' la partenza dello re la reina fece destennere panni bianchi de seta in terra. Là fece ponere tutta la moneta e·lle gioie regale. Là essa sedeva con cinquanta soie soffragane concubine dello sio re. Uno cavalieri spagnuolo - Arcilasso avea nome -, armato e bene a cavallo con una lancia in mano curreva per lo campo. In sio furore entrao lo Alfanic, cioène lo paviglione dello re. Occurzeli la reina. Quanno questo Spagnuolo vidde la reina sedere in figura de tristizia (puro la soa vista dignitate mustrava), lassase e deoli de una lancia. Da oitra in parte la passao. De colpo l'abbe morta. Torna in reto e per lo campo fao granne male. Una maraviglia fu, che·llo ferrante dello re Alfonzo, della cui bellezza alcuna cosa ditto ène, da puoi che fune in quello campo, mai non posao, mai non fu potuto tenere. Contra voluntate delli circustanti allo freno portao lo re nello paviglione dello re de Bellamarina e là restette de furiare. Così fece como avessi auto senno umano. Quanno lo re Alfonzo allo paviglione regale fu ionto, trovao la reina, la quale morta iaceva e in mieso de soie soffragane stava, le quale piagnevano e guardavano quello cuorpo.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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