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      Fierri tenevano in gamma. Mustravano ca erano presonieri. Tutta Genova curre e descegne allo puorto a vedere le galee venute. La moita iente se foice. La moita iente fao intorno rota a questi mori. Desidera omo vedere la iente della strania fede. Staievano li sei Mori miserabilemente timorosi fra tanta iente. Moito moito favellavano e po' lo favellare voitavano loro capora, aizavano la faccia e resguardavano, como ammaravigliassino, le belle edificia e palazza aitissime le quale staco intorno allo puorto de Genova. No·lli intenneva la iente. Era là uno siervo de Genovesi lo quale fu saracino. Era cristiano e nutricato in Genova. Latina lengua sapeva. Diceva la iente: «Que dico questi?» Responneva: «Questi dico coś:"Non è maraviglia se noi Saracini simo sconfitti e perdienti, ca nce ène stata sopre tutta Cristianitate e Genova"». Quanno aiognevano Genova, allora volveano le facce maravigliannose a quelle palazza dello puorto de Genova. Credevano che Genova fussi tutta la fortezze e bellezze de Cristiani, non se ne trovassi simile. In questo potemo conoscere che loro avitazioni non soco coś delicati como li nuostri. Anche ne venne della Gizera lo vescovo de Peroscia, lo quale fu delli crociati, e menao con seco otto de quelli Turchi. Fuoro da cavallo, fuoro uomini bianchi e belli como noi; calzamenta como noi, ronzini como noi. In capo portavano uno capiello fi' alle recchie como mitra de papa. Vero è che in mieso avea uno pizzo ritto, luongo, sottile como fussi cuollo de gruva, copierto de panno de lino bianco.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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