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      Volve la testa e dice: «Ahi patre, dove me manni?» Dice lo patre: «Va' securamente». Como fu alla porta, fu receputo dallo irato puopolo nelle ponte delle spade. Uno preite fu lo primo che·lli smembrao lo vraccio colla spalla e disse: «Ecco la mea parte. Io non voglio più messa cantare». Sacci ca questo iovinetto despiacere allo preite fece. Tal taglia, tal mozza. Milli vocconi ne fuoro fatti. Po' lo figlio veo lo patre moito onoratamente vestuto con vari. Uno calice d'ariento avea 'naorato in mano colla ostia. Male volentieri veniva; ma quelli de drento lo premevano, quelli de fòra lo tiravano. Così lo tagliano como foglia menutelle. La carne soa e dello figlio fu portata per Fiorenza e fu vennuta a peso e fu arrostita; e fu chi ne manicao. Sacci ca forte aveano patiti questi, quanno recipeano cutale mesure. Allo duca non fu fatto male nella perzona, ca·llo conte Simone de Casentino collo Communo de Siena trattao li patti e sì·llo trasse, salva la perzona, de sio palazzo de notte con da cinquanta perzone. Questo fu lo dìe de santa Anna. Puoi lo menao in sio contado e sì·lli fece renunzare la signoria de Fiorenza. Allora cavalcao lo duca e venne a Bologna poveramente, tutto derobato. Da Bologna se partìo e gìone in sio paiese. Granne detoperio abbe, granne abbe danno. Più de CCCC perzone de suoi sollati ce fuoro morte e derobate. Missore Ianni de Braio e missore Caucassaso, doi suoi granni baroni e parienti, fuoro a fierro muorti. Missore Ceretieri delli Visdomini, sio consiglieri, fugìo e aizao la più corta.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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