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      olo. Granne è la tristezza, granne è lo pianto, maiure la vergogna de tornare. Ciascheuno otta de morire. Iesse fòra alli nudi campi lo adorno cavalieri francesco, Fiore de Belgioia, adorno con arme smaitate, lavorate de nobile maiesterio. Alegramente vao a prennere la corona. Iesse fore missore Nolfo, nepote dello re de Cipri, adorno como reale. Iesse fòra Malerva lo Todesco, lo buono conestavile da sessanta cavalieri. Dopo essi tutto l'aitro puopolo. Como fuoro alli discopierti campi, vedesi cavalli currere, vedesi volare de frecce, iettare de lance, ferire de spade. Moita iente de·llà e de cà cade. Non ce se trova reparo. Fiore de Belgioia non voize campare. Sperona sio destriero. Con una spada in mano defennennose muorto cadde fra quella canaglia. Missore Nolfo, nepote dello re de Cipri, fu passato da doi frezze e sì morìo. Malerva lo Todesco fu presone vivo. Vivo fu scorticato dalli cani. Moiti Cristiani moriero, moiti ne fuoro presoni, moiti ne fuoro coronati dello santo martirio. Chi fu arzo poco da longa dalle Esmirre, chi fu scorticato, chi fu decollato. Alla fine Cristiani non potevano più sostenere. Daco la voita in reto e tornano alle Esmirre, e misero lo mare intorno alle fosse e salvarose dallo furore de quelli cani li quali venivano taglianno e occidenno Cristiani e prennenno. E così abbe fine lo occidere, chiuse le porte delle Esmirre e data l'acqua intorno. Infiniti tamen ne fuoro muorti delli Turchi, presi e scorticati. Scoita bella novella! Disseme uno, lo quale tutte queste cose vidde, che moiti Turchi fuoro presi, fra li quali ne fu alcuno moito grasso.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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