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      Daco la voita per entrare la foce de Tevere. A quanto pericolo passao in quella entrata! Ora ne veo la galea per lo fiume, credennose essere salvi, puoi che l'ira dello mare non li appoteva, puoi che la foce era passata. Ma non gìo così. Quanno lo legno fu in mieso dello canale dello Tevere, nello luoco che iace fra Uostia e Puorto, lo legno staieva, non se moveva. Là iace uno malo passo. L'acqua hao là poco de fonno. Caddero là in quello malo passo dove ène poca de acqua. Non tennero lo pieno canale. Li usati marinari de Genova e de Cecilia quello passo schifano. Allora descesero marinari alquanti per sapere la cascione della demoranza della nave e viddero che·llo legno toccava terra; e non valeva aiutare con pali né premere con vraccia. Anche lo fiume tempestate avea. Lo legno s'era sorrenato nella rena. L'onna buttava e moveva lo legno da lato in lato. Pareva che·llo volessi revoitare sottosopra. Allora la tristezze delli marinari e dello patrone fu granne. Piango le vivate. Ciascheuno crede morire. Allora se fece dìe. Lo dìe succurze con soa chiarezza. Lo romore fu sentito allo castiello de Puorto e ad Ostia. Vennero sannolari de Puorto e portaro quelle vivate per denari in terra. Salvaro lo patrone, li marinari e·lle vivate con loro robba. La mercatantia remase nello legno. Era nello castiello de Puorto uno nobile romano: Martino de Puorto avea nome. Quello Martino abbe suoi fattori e fece tutta quella galea sgommorare e trarne la mercatantia de panni e de speziarie; li quali panni se vennéo e non ne voize rennere cobelle alli perdienti.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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