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      Nome avea Fede Cristiana. Lo sio vierzo diceva così: «O summo patre, duca e signor mio, se Roma pere, dove starraio io?» Nello lato ritto della parte de sopra staievano quattro ordini de diverzi animali colle scelle, e tenevano cuorni alla vocca, e soffiavano como fussino vienti li quali facessino tempestate allo mare, e davano aiutorio alla nave che pericolassi. Lo primo ordine erano lioni, lopi e orzi. La lettera diceva: «Questi so' li potienti baroni, riei rettori». Lo secunno ordine erano cani, puorci e caprioli. La lettera diceva: «Questi soco li mali consiglieri, sequaci delli nuobili». Lo terzo ordine stavano pecoroni, dragoni e golpi. La lettera diceva: «Questi soco li faizi officiali, iudici e notari». Lo quarto ordine stavano liepori, gatti e crape e scigne. La lettera diceva: «Questi soco li populari, latroni, micidiari, adulteratori e spogliatori». Nella parte de sopra staieva lo cielo. In mieso stava la maiestate divina como venissi allo iudicio. Doi spade li iessivano dalla vocca, de là e de cà. Dall'uno lato stava santo Pietro, dall'aitro santo Pavolo ad orazione. Quanno la iente vidde questa similitudine de tale figura, onne perzona se maravigliava. Quanno Cola de Rienzi scriveva, non usava penna de oca; anco soa penna era de fino ariento. Diceva che tanta era la nobilitate de sio officio, che la penna devea essere d'ariento. Non moito tiempo passao che ammonìo lo puopolo per uno bello sermone vulgare lo quale fece in Santo Ianni de Laterani. Dereto dallo coro, nello muro, fece ficcare una granne e mannifica tavola de metallo con lettere antique scritta, la quale nullo sapeva leiere né interpretare, se non solo esso.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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